
Mi è capitato di leggere qualche ora fa un interessante commento di questa unione anarchica. Non riesco più a rintracciarlo per linkarlo, ma infondo non è così importante perché, partendo da lì, vorrei fare qualche mia considerazione personale.
Per prima cosa, il conflitto tra Israele ed Iran è figlio del fatto che esistano questi due stati. E’ nell’idea stessa di stato che nasce il conflitto. Il fatto che i due governi siano sistematicamente portati all’uso delle armi rende solo la cosa più urgente e pericolosa.
Lascio volentieri ad altri le filippiche sulle patenti di democrazia da assegnare ad uno dei due stati perché il punto chiave per me è un altro.
Liberarsi del regime Iraniano (totalitario, retrogrado, razzista, sessista, ecc. ecc.) potrebbe apparire come un evento auspicabile e lo sarebbe sul serio se non fosse che….
Se non fosse che la storia ha dimostrato che ne arriverebbe un altro, anche questo pilotato da potenze occidentali e, in buona sostanza, non ci si libererebbe del male originale, lo stato.
Quindi? Quindi possiamo solo rifiutare l’idea che l’aggressione di Israele, analoga a quella avviata da altri stati (cito Putin solo per questioni di vicinanza temporale e geografica e non perché sia l’unica), abbia una qualche ricaduta positiva. Se anche ci dovessero essere degli effetti positivi, sarebbero del tutto incidentali e ottenuti, come sempre, sulla pelle di innocenti.
Edit: ho rintracciato l’articolo originale e lo posto qui di seguito (traduzione in italiano dall’inglese, dall’arabo)
Noi, il Fronte Anarchico dell’Iran e dell’Afghanistan, riaffermiamo ancora una volta la nostra posizione incrollabile e di principio:
Ogni guerra—di qualsiasi portata e con qualsiasi pretesto—che sia iniziata o prolungata dagli stati deve essere condannata inequivocabilmente.
Gli stati, indipendentemente dalla loro forma o apparenza, utilizzano la guerra come strumento per la sopravvivenza e il controllo. E in questo processo, sono le vite, la dignità e il futuro delle persone comuni a essere calpestati.
In un momento in cui il mondo è ancora una volta inghiottito dalla violenza, dai bombardamenti, dalla morte, dagli sfollamenti e dall’insicurezza, insistiamo su questa verità duratura: le vere vittime della guerra sono sempre le persone—non gli stati, non le ideologie, non i confini.
La nostra lotta, come sempre, non è per la ridistribuzione del potere tra le élite, ma contro l’istituzione stessa dello stato e tutte le forme di dominazione organizzata.
Siamo solidali—con cura e risolutezza—al fianco dei popoli dell’Iran, dell’Afghanistan e dell’intera regione.
Ciò a cui stiamo assistendo oggi è, da un lato, gli evidenti crimini del regime israeliano, che prende di mira i civili a Gaza e altrove con brutale ferocia. Dall’altro lato, vediamo la Repubblica Islamica dell’Iran manipolare la paura pubblica, giocando a giochi geopolitici a costo di vite iraniane, e riversando il fardello della guerra sulla società.
Vediamo la Repubblica Islamica non semplicemente come un guerrafondaio regionale, ma come parte di una catena globale di dominazione e repressione—un regime che per decenni ha assalito il popolo iraniano con censura, povertà, prigionia, tortura ed esecuzioni, e ora mette sconsideratamente in pericolo milioni di persone attraverso le sue provocazioni militari.
Mentre condanniamo con la massima fermezza le atrocità del regime sionista, dichiariamo anche che la lotta contro la Repubblica Islamica fa parte della nostra più ampia battaglia contro tutti gli stati e le strutture di dominazione—una lotta che persisterà.
Lottiamo per un mondo senza confini, senza stati, senza eserciti o autoritarismi—un mondo in cui l’umanità, la vita e la libertà siano poste al centro.
La nostra guerra primaria è sempre stata la guerra contro l’autoritarismo politico, il totalitarismo e lo stato stesso.