Lo stato di Israele esiste e chi ci risiete lo fa in modo assolutamente legittimo. Non solo esite, ma è decisamente consolidato visto che esiste dal 1948. Esistenza e consolidamento dello stato ebraico in Palestina sono i due obiettivi chiave del movimento sionista. Obiettivi raggiunti. Questo mi fa dire che essere sionisti oggi vuol dire identificarsi con il movimento che di fatto ha ottenuto i risultati attesi.
Mi fa pure dire che essere antisionisti sia, oltre che anacronistico, un tentativo di ridiscuture uno status quo consolidato e, piaccia o no, legittimo. Un po’ come se si dovesse rimettere in discussioni l’unificazione italiana.
Piccolo inciso: questo non significa che io non consideri gli stati un obbrobrio dell’umanità, vul dire che non si può ritenere lo stato di Israele diverso da uno degli altri stati che infestano il mondo e che pertanto fuori dall’utopia anarchica va visto esattamente come tutti gli altri.
Ed è proprio in quest’ottica di diritto internazionale consolidato per cui i confini di uno stato non sono violabili in entrambe le direzioni di riduzione ed espansione, che si devono valutare le azioni e le dichiarazioni del governo dello stato ebraico.
Sottolineo “del governo” poiché è piuttosto poco credibile che la maggioranza dei cittadini israeliani voglia le stesse cose e le sempre più frequenti e frequentate manifestazioni a Tel Aviv e Gerusalemme lo testimoniano in modo lapidario.
Uno degli argomenti a sostegno delle azioni di Israele è la volontà di annientare Hamas. Ma Hamas ha veramente, al di là della propaganda, intenzione ed obiettivo l’annientamento dello stato di Israele? Qualche dubbio dovremmo farcelo venire, partendo proprio dalla nascita di Hamas. Il Movimento Islamico di Resistenza (questo il significato dell’acronimo hamas in arabo) nasce a Gaza nel 1987 dalla prima intifada, movimento di reazione all’occupazione del territorio da parte di Israele. Ed in questo senso è, tecnicamente, un movimento di resistenza. Per certi versi è una conseguenza della volontà Israeliana di occupare territori.
Questa determinazione ad espandersi di Israele, attraverso azioni militari e successiva colonizzazione dei territori ripuliti dagli abitanti locali, non può avere alcun altra definizione se non quella di imperialismo.
Israele agisce con l’arroganza di chi ha una indiscussa superiorità militare, peraltro fornita principalmente dai suo alleati e complici occidentali. Antepone i suoi scopi anche al diritto universale. Pur di farlo non ha alcun tipo di remora a compiere sistematiche stragi di innocenti. E poiché il suo scopo, ormai apertamente dichiarato, è quello di occupare tutto il territorio di Gaza espandendosi, è a tutti gli effetti uno stato imperialista. E lo è in modo così brutale e violento che va oltre quello che l’umanità è disposta a fingere di non vedere.
Chiunque si dica democratico, non può accettare senza ipocrisia qualunque imperialismo, figuriamoci questo.
L’imperialismo, la storia lo dimostra, è una bestia assai dura a morire e c’è la necessità di interventi su più fronti estremamente determinati.
Per prima cosa, terminare ogni fornitura di armi ad Israele e questo dovrebbe farlo ogni stato, soprattutto ogni stato europeo.
Secondariamente pretendere il ritiro immediato di ogni militare dal territorio di Gaza e pretendere che Israele lasci libero accesso agli aiuti umanitari. Sostenere quest’istanza utilizzando pesanti sanzioni economiche. Tutto sommato, si potrebbe pure scimiottare Trump con pesanti dazi nei confronti di Israele.
Riconoscere lo stato di Palestina comprensivo di Gaza e Cisgiordania.
Sostenere concretamente la dissidenza interna allo stato di Israele nei confronti dell’attuale governo.
Processare, anche in contumacia, Netanyahu per crimini di guerra e contro l’umanità. Sarà, ovviamente, il processo a stabilire se queste accuse siano fondate, come appaiono ai più.
Questo, a mio avviso è veramente il minimo che si possa fare per formare l’orrore imperialista e, non è poi molto diverso da quello che è già stato imposto ad un altro stato imperialista, la Russia a dimostrazione che lo si può fare.