
1982. Per prima cosa segnatevi questa data.
Cercare di capire quando Israele ha iniziato a compiere crimini di guerra o contro l’umanità non è cosa semplice, sopratutto perché sono veramente molti ed è difficile trovare riscontri documentali. Così ho chiesto a Gemini di farlo per me.
Prima domanda: esistono crimini documentati di Israele?
Questa la risposta:
Sì, esistono molteplici accuse e documentazioni da parte di organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite e la Corte Penale Internazionale (CPI), nonché da parte di organizzazioni non governative per i diritti umani (come Amnesty International e Human Rights Watch) e gruppi israeliani (come B’Tselem), che riguardano presunti crimini e violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani da parte di Israele, in particolare nei Territori palestinesi occupati e a Gaza. Queste documentazioni includono, ma non si limitano a, le seguenti accuse e indagini internazionali:
A Gaza e nel contesto del conflitto:
- Crimini di guerra e Crimini contro l’umanità: Le azioni delle Forze Armate Israeliane (IDF) durante le operazioni militari a Gaza sono state accusate di costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Le accuse includono:
- Attacchi indiscriminati su civili e obiettivi civili (come bombardamenti massicci su aree densamente popolate, ospedali, scuole, campi profughi).
- Punizioni collettive nei confronti della popolazione palestinese, incluso l’uso della fame come arma di guerra attraverso la restrizione degli aiuti.
- Sfollamento forzato di gran parte della popolazione.
- Torture e violenze sessuali nei confronti di prigionieri palestinesi ed esecuzioni di civili.
- Genocidio: Diversi rapporti, inclusi quelli di investigatori dell’ONU e ONG come B’Tselem e Medici per i diritti umani Israele, sostengono che le azioni di Israele a Gaza presentino le caratteristiche di atti di genocidio (o il crimine di sterminio), un’accusa che il Sudafrica ha portato davanti alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG).
- Indagini della CPI: Il Procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI) ha chiesto mandati d’arresto per i leader israeliani (così come per i leader di Hamas) per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi a Gaza e nel sud di Israele.
Nei Territori Palestinesi Occupati (inclusa la Cisgiordania e Gerusalemme Est):
- Insediamenti illegali: La costruzione e l’espansione degli insediamenti di coloni israeliani sono considerate una violazione del diritto internazionale (specificamente l’Art. 49 della IV Convenzione di Ginevra) da parte delle Nazioni Unite e di gran parte della comunità internazionale.
- Violazioni dei diritti umani nell’occupazione: Organizzazioni documentano costantemente violazioni dei diritti umani, tra cui:
- Distruzione di proprietà e strutture palestinesi.
- Spostamento e confisca di terre.
- Arresti arbitrari, torture e violenze sessuali nei centri di detenzione.
- Violenza dei coloni contro i palestinesi, spesso con l’inerzia o il supporto delle forze di sicurezza israeliane.
In sintesi, la documentazione di tali accuse proviene da una vasta gamma di fonti indipendenti, internazionali e interne a Israele, e ha portato a importanti procedimenti legali internazionali (CIG e CPI). È importante notare che Israele respinge fermamente queste accuse e sostiene che le sue azioni siano in conformità con il diritto internazionale e che le sue operazioni militari siano volte a proteggere i suoi cittadini, mirando a obiettivi terroristici e non a civili.
Ho fatto poi la seguente domanda: E relativi al periodo precedente al 1982?
Questa la risposta:
Sì, esistono molteplici eventi documentati e politiche risalenti a periodi precedenti al 1982 che sono considerati crimini o gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani. I principali crimini e violazioni documentati prima del 1982 si concentrano attorno ai maggiori conflitti e all’istituzione del controllo territoriale:
1. Guerra Arabo-Israeliana del 1948 (Nakba)
Durante e immediatamente dopo la guerra del 1948, che portò alla fondazione dello Stato di Israele, sono stati documentati numerosi episodi che costituiscono la Nakba (la “catastrofe” palestinese):
- Espulsione di massa: Le forze ebraiche (e successivamente l’IDF) furono responsabili dell’espulsione di oltre 750.000 palestinesi dalle loro case e villaggi. Molti storici e organizzazioni ritengono che l’espulsione sia stata un atto sistematico, a volte accompagnato da massacri, per assicurare la maggioranza demografica ebraica nel nuovo Stato.
- Massacri: Sono stati documentati massacri in numerosi villaggi, come quello di Deir Yassin (aprile 1948), che contribuirono a innescare la fuga di massa dei palestinesi.
- Negazione del Diritto al Ritorno: Le autorità israeliane hanno negato il diritto al ritorno ai profughi palestinesi espulsi, una violazione che continua a essere un punto centrale del diritto internazionale.
2. Massacro di Qibya (1953)
Un episodio specifico di alto profilo avvenne nel 1953, ben prima della Guerra del Libano:
- L’evento: Il 14 ottobre 1953, unità dell’esercito israeliano, sotto il comando di Ariel Sharon, attaccarono il villaggio giordano di Qibya (oggi in Cisgiordania) come rappresaglia per un precedente attacco.
- Le vittime: Furono uccise 69 persone, inclusi donne e bambini, e 45 case, una scuola e una moschea furono distrutte. L’azione fu condannata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
3. Occupazione dopo il 1967
A seguito della Guerra dei Sei Giorni del 1967, Israele conquistò e iniziò l’occupazione della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e della Striscia di Gaza:
- Insediamenti e Diritto Internazionale: L’istituzione degli insediamenti civili israeliani nei territori occupati è considerata una violazione fondamentale del diritto internazionale umanitario, in particolare dell’articolo 49 della IV Convenzione di Ginevra, che vieta alla potenza occupante di trasferire la propria popolazione civile nei territori occupati. Questa politica è iniziata e si è consolidata negli anni tra il 1967 e il 1982.
- Politiche di “Apartheid”: Organizzazioni per i diritti umani hanno documentato come il sistema di dominio e oppressione imposto ai palestinesi nei territori occupati, attraverso la frammentazione geografica, l’espropriazione di terre e la negazione dei diritti politici e civili, costituisca la base del crimine contro l’umanità di apartheid, le cui radici e politiche istituzionali risalgono al periodo post-1967.
E veniamo al 1982, cinque anni prima della fondazione di Hamas, nato sull’onda della prima intifada, a sua volta prodotto di reazione alle politiche di Israele. Ho scelto di utilizzare un margine di cinque anni per evitare che gli eventi potessero essere troppo vicini.
Ma veniamo ad un altro punto significativo della storia.
Qual è stato il ruolo di Israele nella nascita di Hamas?
Dice Gemini:
Il ruolo di Israele nella nascita e nel rafforzamento di Hamas è stato indiretto ma significativo, caratterizzato da una strategia di “divide et impera” che mirava a indebolire il movimento nazionalista laico dominante, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP)/Fatah.
Nonostante Hamas sia emersa come un movimento anti-israeliano, le politiche israeliane nei suoi confronti possono essere suddivise in due fasi distinte:
1. La Fase di Tolleranza e Incoraggiamento (Anni ’70 – 1987)
Nella fase antecedente la fondazione ufficiale di Hamas (1987), Israele permise, e in alcuni casi facilitò, la crescita dei gruppi islamici come la Fratellanza Musulmana (la matrice di Hamas) nella Striscia di Gaza.
- Il nemico del mio nemico: Il principale nemico di Israele negli anni ’70 era l’OLP di Yasser Arafat, che all’epoca era la forza dominante e laica del nazionalismo palestinese.
- Strategia di indebolimento: Israele vide nei movimenti islamici una potenziale forza capace di contrapporsi all’influenza dell’OLP e di dividerne la base popolare. L’idea era che i gruppi religiosi, focalizzati sulle attività sociali e sulla preghiera, fossero meno pericolosi delle milizie armate dell’OLP.
- Supporto logistico e tolleranza: Le autorità israeliane, che governavano Gaza dopo il 1967, permisero allo Sheikh Ahmed Yassin (il fondatore di Hamas) di registrare l’organizzazione caritatevole al-Mujamma al-Islami (il Centro Islamico) e contribuirono alla costruzione della sua rete di moschee, club e scuole. Sebbene non ci fosse un “finanziamento” diretto per la resistenza, l’ampia tolleranza israeliana nei confronti di queste attività sociali e la concessione di permessi per il loro sviluppo furono cruciali per il radicamento e la credibilità popolare del movimento islamista.
2. La Conseguenza Inattesa e la Crisi Politica
La strategia si rivelò un errore di calcolo strategico quando, con l’inizio della Prima Intifada nel 1987, il Centro Islamico si trasformò in Hamas, aggiungendo un braccio militare (jihād) alla sua struttura e abbracciando una resistenza violenta.
- Rafforzamento indiretto: Nel corso degli anni successivi, in particolare sotto il governo di Benjamin Netanyahu, la politica israeliana è stata spesso accusata, anche da ex funzionari israeliani (come l’ex capo dello Shin Bet Yuval Diskin), di aver continuato a rafforzare indirettamente Hamas.
- Ostacolare la soluzione a due Stati: L’accusa principale è che rafforzare Hamas come autorità separata a Gaza, consentendo l’afflusso di fondi (spesso dal Qatar) per mantenere la stabilità e i servizi nella Striscia, sia stata una strategia per indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) in Cisgiordania e per evitare seri colloqui di pace. La presenza di due entità palestinesi contrapposte (ANP laica e Hamas islamica e radicale) ha permesso ai leader israeliani di sostenere che non esisteva un unico “partner per la pace” credibile.
In sintesi, mentre Israele non ha “creato” Hamas (che è nata come costola della Fratellanza Musulmana), la sua politica di tolleranza iniziale e la successiva strategia di frammentazione politica palestinese hanno inavvertitamente e indirettamente favorito l’ascesa di Hamas come forza politica e militare contrapposta all’OLP. L’ex Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin riconobbe questo approccio come il “più grave errore che Israele ha commesso”.
La ragione per la quale ho chiesto di come Israele abbia favorito lo sviluppo di Hamas ha lo scopo di sottolineare come da un lato abbia creato le condizioni perché inevitabilmente si sviluppasse nell’area una “resistenza palestinese” come conseguenza di una politica espansionistica e criminale, e dall’altro lato abbia utilizzato Hamas con l’obiettivo di indebolire l’ANP e l’idea stessa di “due popoli, due stati”.
Un ruolo chiave in questa politica di sostegno ad Hamas lo ha avuto l’attuale capo del governo Israeliano Netanyahu.
Questa alquanto discutibile politica di divide ed impera unitamente alla fama che Israele sia dotata di uno dei migliori servizi di intelligence hanno prodotto l’idea, priva di ogni elemento di prova, che il 7 Ottobre 2023 l’azione di Hamas non sia stata volontariamente impedita da Israele.
Quel che è certo, però, è che Israele ha utilizzato strumentalmente quell’evento per avviare il genocidio dei palestinesi a Gaza.
Andrebbe poi fatta anche una riflessione sul come sia possibile che la maggior parte dei governi occidentali non abbiano minimamente provato ad impedire, fino ad ora, quel massacro e che nonostante su Netanyahu penda un mandato di arresto internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale, per crimini contro l’umanità e crimine di guerra, egli possa girare per il mondo senza che venga arrestato.