In u-blox Italia la crisi continua, a breve l’avvio dell’esame congiunto.
Si dice che quella del negoziare sia un’arte. Io credo sia piuttosto una tecnica. L’arte è creativa, il negoziato è piuttosto standardizzato: ci sono due parti entrambe hanno in mente un intervallo di accettabilità, partono dall’estremo più, ragionevolmente, lontano per mettere un paletto. E via così, la differenza la fa la forza negoziale, un insieme di elementi che fanno pendere la bilancia da uno dei due lati. Potrebbe essere stimolante, perfino divertente se non ci fosse il ballo la vita di persone. Centonovanta persone.
L’avvio
C’è una data nel futuro per l’avvio, il 25 Febbraio 2025 alle ore 15.30, ma è evidente che, almeno per il liquidatore, il negoziato è ben che iniziato. In effetti è iniziato il primo giorno con l’affermazione “… quando avrò finito rimarrà un manipolo, pensate bene a quali battaglie val la pena di combattere”.
Per noi la battaglia è quella di riuscire a salvare il più a lungo possibile il maggior numero di posti di lavoro. La sua quella di concedere economicamente il meno possibile e con i minori fastidi.
Quindi, dopo la dichiarazione iniziale, Mercoledì 19 Febbraio mette in campo una prima mossa e lo fa in modo tale da ridurre al minimo il rischio di fastidi, evitando che ci possa essere una reazione immediata. Lo fa con due email sparate a fine giornata lavorativa, quando ormai quasi tutti se ne sono già andati.
Blocco degli straordinari. Più precisamente gli straordinari si fanno “quando lo dico io”. Ci starebbe, se si avviano licenziamenti collettivi, si chiudono progetti, che senso ha parlare di straordinari? Il fatto è che ci sono diverse persone che potrebbero dover intervenire con urgenza, per esempio per ripristinare un server o qualche altro servizio aziendale. Da qui il “quando lo dico io”.
Sospensione della liquidazione dei permessi retribuiti. Questa è decisamente più aggressiva, come mossa. La liquidazione dei permessi oltre ad essere stata stimolata dall’azienda in passato, essere una prassi consolidata, oggetto di un accordo (individuale) tra azienda e lavoratori, oltre a tutto questo è, in particolare in questo momento, uno strumento per alcuni di noi per affrontare imprevisti. Con arroganza, pure reso retroattivo: chi aveva già avuto la conferma dall’azienda si vede negato il pagamento.
Inaccettabile scelta unilaterale e proditoria
E’ buona pratica che queste decisioni vengano prese dopo un confronto tra azienda ed lavoratrici/lavoratori, attraverso la RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria); anche in assenza di un accordo, ci sono comunque delle possibilità, per rendere meno odiose queste misure, che possono emergere in un dialogo. La scelta, invece, è quella di tirare dritto, perché “tanto le palle me le avreste rotte comunque”. Sì l’avremmo fatto, ma avremmo anche spiegato alle colleghe ed ai colleghi che, comunque, i permessi non sarebbero stati persi, avremmo potuto individuare alcune criticità ed agire su di esse. Io credo che non si sia trattato di un “tanto le palle me le rompevate comunque”, io credo sia decisamente voluto. Fornire uno shock rende la controparte più malleabile. Ne prendiamo atto e ne facciamo tesoro.