Quella droga chiamata petrolio

Il premio nobel per la pace in pectore, ha deciso di far partire una crociata contro i narcotrafficanti venezuelani, puntando, evidentemente, anche al premio nobel per la medicina e per la chimica.

E’ del tutto incidentale che il Venezuela sia il più grande detentore di giacimenti di petrolio del mondo. Esattamente, il primo. Si stima che detenga il 18% delle riserve totali.

Alla domanda “stime delle riserve petrolifere mondiali”, gemini risponde così:

Circa l’80% delle riserve comprovate mondiali si trova nei paesi membri dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), che ne detengono circa 1.241 miliardi di barili. 

I paesi con le maggiori riserve comprovate sono:

  1. Arabia Saudita: Circa 267,2 miliardi di barili.
  2. Iran: Circa 208,6 miliardi di barili.
  3. Iraq: Circa 145 miliardi di barili.
  4. Emirati Arabi Uniti: Circa 113 miliardi di barili. 

È importante notare che queste stime si riferiscono alle riserve “comprovate”, ovvero quelle che possono essere recuperate in modo economicamente e tecnicamente fattibile. Le stime delle riserve totali recuperabili, includendo anche fonti non convenzionali come lo shale oil e le sabbie bituminose (tar sands), possono essere significativamente più elevate, arrivando anche a 3.000 miliardi di barili. 

Gli USA si stima abbiano riserve per 45 miliardi di barili.

Stiamo parlando di riserve convenzionali, quindi escludendo quelle del tipo shale oil e sabbie bituminose.

Alla luce di questi numeri, sul serio si può pensare che il suo interesse per il Venezuela derivi dalla guerra ai narcos?