Maledette tasche!

Dovrebbe essere una delle giornate migliori per cogliere almeno qualche meteora. Però ci deve essere qualcosa di sbagliato, forse l’ora, o la direzione dello sguardo, forse troppa luce, perché di meteore neanche l’ombra. Così abbandono la postazione conquistata, e passeggio verso la piazza. Anzi, la Piazza, a Trieste, indubbiamente indicazione univoca. E mentre allineo i miei passi, constato. Esercizio intellettivo di qualche rilievo anche se del tutto privo di utilità. Faccio caso al fatto che “meteora”, per quanto tecnicamente appropriato, ha un suono fastidioso. Ma si vuol mettere il potere evocativo di “stella cadente”? Chiedo chi riporrebbe una qualche speranza di poter avere un desiderio esaudito al passaggio di una meteora? La stella cadente, invece! Nel frattempo ho percorso la poca distanza che ancora mi separava dalla Piazza e con sorpresa la trovo affollata così come lo sono anche le strade attorno.

Sarà la crisi, che tiene le persone a casa, ma non ricordo di aver visto così tanta gente in città per Ferragosto. Ci sono giovani, meno giovani e molto meno giovani. C’è uno, sui venticinque, che con un ampio calice in mano assapora qualcosa di giallognolo e frizzante. Sembra decantare un qualche pregiato bianco, cosa che ritengo improbabile vista la condensa sul bicchiere ed i cubetti di ghiaccio fatti roteare vorticosamente. Vino prossimo a zero gradi, ne dubito. Ma, mi rimprovero, potrà bere cosa e come gli pare, o no? E passo oltre.

Così l’osservare mi porta un nuovo quesito: ma cosa ci sarà di diverso tra quei giovani e me? All’improvviso, l’intuizione. Le tasche! Le tasche! E già, a me serve anche quella per gli occhiali da lettura. Sono i piccoli dettagli che ti fregano. Una tasca in più e sei diverso. Non importa che tu ti senta come loro, che tu abbia la stessa voglia di divertirti, di far casino, di avere tutto e subito, di ribellarti, di incazzarti, di cambiare il mondo. Tutto questo non conta se hai quella maledettissima tasca in più. Ed infilandoci ben dentro la mano ti accorgi che non ci sono solo gli occhiali, ma anche un bel po’ di sassi raccolti in un altrettanto bel po’ di anni.