Il silenzio degli innocenti

Tra poco è pasqua e tradizione vuole che si mangi l’agnello. Queste povere creature immolate a centinaia, a migliaia ogni anno, sulla tavola della tradizione. Ma non sono i soli. Ci sono i mailini. Ed i vitelli, che nemmeno hanno l’onore di avere un giorno preciso da sfuggire. Per parlare di mammiferi, ma ci sono anche i pesci che, non avendo zampe, corde vocali, hanno ben pochi difensori. Avete mai visto la foto di qualche scorfano sul bancone del pescivenolo con il fumetto: “ti prego non invitarmi a cena?”. Ne dubito.

Ma presto è pasqua. Per questa ragione, mi limiterò a celebrare l’agnello. Qusta creaturina, che ricorda un cagnolino, e che viene prematuramente strappata alla madre. E finisce, dopo aver macchiato col suo sangue le mani di un solerte macellaio, sulla nostra tavola.

Ma come si fa? Come???

Ecco, il mio consiglio è con la birra e qualche erba aromatica. Così, sempicemente, senza ipocrisie.

Anzi, se vi va di provare le costolette d’agnello alla birra, ecco la ricetta.

Per quattro persone:

1/2 lotro di Guinness (o secondo preferenza una stout od una doppio malto)

8 cotolette d’agnello

2 spicchi d’agio

1 rametto di rismarino

4 o 5 bacche di ginepro

pepe nero

sale.

Preparare una marinata con la birra, il rosmarino, ginepro e pepe. Metterci in ammolo al fresco le cotolette per un paio d’ore.

Tirarle fuori dalla marinata e farle scolare.

Scaldare un po’ d’olio doliva nel quale soffriggere l’aglio schiacciato. Togliere l’aglio prima e rosolare le cotolette da ambo i lati dopo averle ben asciugate con carta cucina.

Versare parte della marinata in modo che arrivi almeno a metà dello spessore delle cotolette, assciruandosi che ci sia rosmarino, ginepro e pepe.

Far consumare ed addensare.

Salare e servire ben caldo con contorno a piacere.