Il mondo alla rovescia

Un evento molto triste per questa riflessione. Un ragazzo di 25 che muore, muore mentre stava giocando una partita di pallone.

E’, appunto, un evento molto triste, un dramma. Milioni di persone, in Italia, almeno per una manciata di secondi si sono soffermati a pensarci su. E così dovrebbe accadere ogni volta che un ragazzo muore, o un bambino o un adulto.

Ma il mondo va alla rovescia, almeno il mondo che ci viene rappresentato dalla tv, dai giornali, dalla radio. Così un evento tanto serio si trasforma in uno spettacolo per il solo fatto che riguarda un mondo nel quale abbonda il denaro. Mentre tanti altri giovani (e meno giovani) muoiono sul lavoro, muoiono di lavoro, ma son degni solo di pochi secondi nella cronaca o di un trafiletto su un quotidiano.

Da una parte la celebrazione delle gesta di un eroe con il feretro esposto alle ovazioni ed ai cori dei tifosi in uno stadio, riproposti a reti unificate nei tg, dall’altra il composto silenzio di famigliari, amici e colleghi, ripresi in tv solo se i morti sono almeno alcuni.

Il mondo va alla rovescia, perché la vita normale della moltitudine conta quasi nulla accostata a quella di rare eccezioni. Eppure, le eccezioni, esistono solo grazie alla normalità.

Ho il massimo rispetto per il calciatore e per la sua famiglia, ma non posso averne di meno per il portuale schiacciato da un container, o per il marocchino caduto dall’impalcatura, o per il trasportatore schiantato in autostrada, o per i bruciati vivi dell’acciaieria, o per i suicidati (assassinati) dalla crisi. Ma il mondo sta andando alla rovescia, ed il capitale ha bisogno di pochi eroi da acclamare e tanti martiri silenziosi.