E la scuola ricomincia, nuova. Buona?

oberdanRiparte la scuola. Sarà una buona scuola? Lo vedremo.
Certo è che la figura del preside assume una rilevanza assai diversa dal passato. Diventa l’elemento che può determinare, almeno sulla carta, nel bene e nel male, il livello di crescita del alunno principalmente dal punto di vista dell’istruzione ma anche da quello umano.

I ragazzi, infatti, interagiscono molte ore al giorno con gli insegnati, di certo sono gli adulti con i quali hanno i maggiori rapporti durante la loro giornata e la “buona” scuola mette nelle mani dei presidi la scelta degli insegnanti. Non solo la scelta, ma la loro retribuzione ed il loro futuro. In un certo senso, quindi, la loro vita.
Questo è un potere enorme, specie in periodi di crisi come questo. E’ un potere che siamo abituati a vedere nelle fabbriche, nelle aziende private in genere, un potere che mai era stato formalizzato in qualcosa di così sensibile come la pubblica istruzione.

Non credo che il vero problema sia il nepotismo da tanti paventato, è scontato, questo paese ne è pervaso. Il vero problema è che questo potere disumanizzerà i rapporti.
Il rapporto preside-insegnante diverrà una questione, celata nella meritocrazia, meramente economica: sei bravo, prendi più soldi. Tutto da definire il significato di questo “sei bravo”, ovviamente.

Il rapporto insegnate-alunno, per la stessa ragione, diverrà ancora di più una questione di risultati. Già era diffusa l’equazione “voti bassi, tanto studio a casa, tanti respinti” = “insegnate severo quindi bravo”, figurarsi d’ora in poi. Perché lo sappiamo bene che è più semplice valutare che far imparare. Invalsi docet.
Così, in avvio di anno scolastico, come cittadino ma soprattutto come genitore, vorrei rivolgere un appello ai dirigenti scolastici.

Cari presidi, buttate via quel potere che vi è stato conferito da questa riforma, cancellatelo, rimuovetelo e sostituitelo con un grande senso di responsabilità. Noi genitori, quotidianamente, vi affidiamo i nostri figli affinché, giorno dopo giorno, diventino adulti. Rispettateli, perché sono bambini e ragazzi. Siate al loro servizio, perché questo è il compito che a voi è stato assegnato. Fate sì che le vostre scelte siano mosse dalla responsabilità, dal rispetto e dallo spirito di servizio.

Come farlo? Non so dirvelo, mi aspetto che lo sappiate voi che avete accettato il vostro incarico dopo anni di esperienza.
Però posso dirvi come non farlo, citando un esempio molto attuale.
Un ragazzo muore, i genitori per ricordo vorrebbero avere il tema di maturità. Il preside risponde che, da un punto di vista delle norme, è giusto che non sia stato dato. Questo è ciò che noi genitori non vogliamo: che i nostri figli siano visti come articoli di leggi, vuote e fredde nel loro astruso linguaggio. Quello che un genitore si aspetta situazioni è che il preside faccia il possibile ed anche l’impossibile per consegnare quel tema ai genitori. Anche a costo di infrangere leggi che evidentemente vanno cambiate, anteponendo ai formalismi ed alla carriera un sentimento di umanità.
Non lo ritenete giusto? Legittimo, ma nessuno vi ha obbligato a diventare presidi mentre noi genitori siamo obbligati a mettere nelle vostre nelle vostre mani, ogni giorno, i nostri figli.

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